Stamattina mi sono svegliata e tutto era avvolto da quella foschia densa e umida tipica dell’autunno. Sto iniziando, perciò, a raccogliere, pulire e riporre i tubi che utilizzo per le emergenze estive. Prima li lascio un po’ di tempo al contrario della pendenza del campo, così nel caso sia rimasto qualche goccino d’acqua dentro sgronda. Poi li arrotolo e a ciascuno metto l’etichetta, un’anno li misi via senza indicazione e a metà estate quando mi servirono diventai matta a capire dove andavano messi: sono personalizzati con distanze fra i buchi e raccordi tutti differenti, è molto più comodo con i tubi per i lamponi che sono standard.
Nell’orto, invece, sono pronti i primi cavolfiori, quelli romani sono ancora indietro, ma loro arrivano sempre dopo. Anche il prezzemolo è stato raccolto, tritato e finito in freezer pronto per l’uso. Ne lascio sempre una parte nel campo in maniera di continuare ad usarlo fresco finchè ce n'è.
Mentre ero in giro mi sono accorta che gli uccellini incominciano a girare in gruppo; cardellini, verzellini e codibugnoli lo fanno con i primi freddi e con l’arrivo di certi semi tipo la berretta da prete, un alberello i cui frutti per noi sono tossici ma buonissimi per gli uccellini. Ho appeso le prime palline di grasso della stagione, dovrò poi andare al consorzio a procurarmi un sacco di semi di girasole. Creare la situazione perché gli uccelli vengano vicini all’uomo, si facciano vedere e riconoscere, abbiano un aiuto in un periodo in cui il cibo scarseggia dà una grandissima soddisfazione. La cosa fondamentale però è che, se si inizia a fornire cibo, non bisogna sospendere o interrompere la fornitura di cibo per tutto l’inverno altrimenti si rischia di fare una strage. Senza dubbio è preferibile strutturare il proprio giardino in maniera che gli uccelli possano essere autosufficienti, ma ciò non toglie il gusto di averli sul proprio davanzale. Bisogna sempre ricordarsi anche di mettere una ciotola con dell’acqua che spesso è più importante del cibo.