TERRENO ARGILLOSO

orto Savigno rose Valsamoggia Bologna Zocca ortica fattoria didattica

Non ho mai parlato delle caratteristiche del terreno su cui esiste l’orto, ho solo detto che è argilloso e non ho aggiunto altro .......
Partiamo dal principio: l’argilla è una componente del suolo formata da particelle molto piccole che si uniscono strettamente l’una alle altre senza lasciare spazio alla circolazione dell’aria. Viceversa l’acqua vi penetra immediatamente saturandole e scacciando la poca aria che era riuscita ad entrare. Di conseguenza il terreno diventa asfittico per carenza di aria ed eccesso di acqua. D’inverno il terreno diventa perciò una trappola ghiacciata per trasformarsi in un inferno rovente d’estate. Infatti col cambiare della stagione muta la situazione: il calore asciuga il terreno e le particelle si incollano saldamente fra di loro non facendo passare non solo l’aria ma anche le radici delle piante. La superficie inoltre, si secca e si formano delle crepe talvolta molto grandi. Descritto così sembra un posto decisamente inospitale, ma per le piante adatte non è poi così male.
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Sto parlando di piante che hanno sviluppato un apparato radicale che va in profondità, munito di numerosissime radici e radichette in grado di rigenerarsi velocemente, oppure di piante che hanno la radice a fittone in grado di scendere in profondità per attingere a riserve idriche sotterranee difficilmente prosciugabili anche durante l’estate. Un’altra alternativa sono le piante che vegetano solo durante i periodi favorevoli, vegetando quando il terreno è umido e non fradicio e vanno a riposo quando si asciuga. Le piante che troviamo in giro sono quindi il pero, il ranuncolo, le rose, il lillà, il tarassaco, la cicoria, i gladioli spontanei (molto amati dai cinghiali), i narcisi, ecc.
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 Al contrario, c'è chi considera come stagione sfavorevole l'inverno, proprio per l'eccesso di umidità: la piantaggine per esempio, seppur munita di radici profonde che le assicurano l'acqua in estate, per non soffocare in inverno perde spontaneamente buona parte dell'apparato radicale, mantenendo solo le porzioni superficiali vicine al colletto. Queste basteranno per riprodurre l'intera rete di radici a partire dalla primavera. Nel frattempo, le radici morte portano sostanza organica al terreno e liberano piccoli spazi ove può penetrare l'aria. Discorso simile per le primule e le pulmonarie: quando il suolo si asciuga, il fogliame si secca, sebbene la pianta non sia morta. Basteranno le piogge autunnali, unite all'abbassamento della temperatura, a riportarle in vita.
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In ogni caso l’orto si deve un poco modificare per rendere più facile la vita sia delle piante che dell’operatore che deve lavorarci che nel mio caso sono Io. Quindi come prima cosa ho stabilito la posizione , la dimensione e quante aiuole fare e ogni fine autunno le vango (solo le aiuole, non i sentieri che le dividono) ed incorporo la lettiera esaurita della stagione precedente delle galline formata da erba secca foglie secche ed escrementi di gallina tutto di derivazione interna dell’azienda così da essere sicura che non ci siano sostanze chimiche dentro. Ovviamente ciò lo si può fare solamente quando il terreno è in “tempera”; quando è abbastanza asciutto da poterlo lavorare. Lo si capisce quando si estrae il primo pezzo di terra: non rimane attaccato alla vanga, quando lo sollevi non fa il classico rumore da “risucchio” e se lo lasci cadere si rompe in più pezzi. All’inizio ho provato ad incorporare della sabbia e il risultato è stato pessimo, ho provato ad incorporare della torba ed oltre ad essere antiecologico (le torbiere e i loro ecosistemi stanno scomparendo) è pure parecchio costoso, mentre facendo così (mettendo la lettiera delle galline) le aiuole stanno decisamente migliorando come lavorabilità e stanno mantenendo le caratteristiche positive dell’argilla.
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Lascio quindi le aiuole sotto l’influenza del gelo durante l’inverno e quando siamo in primavera e sono un pochino asciutte, non fradice come sono adesso, ritorno a camminare sui sentieri e inizio a lavorarle e parto con le semine. Ogni volta che un’aiuola entra in produzione la mantengo coperta con l’erba che taglio, sto parlando quindi di erba fresca; in primavera inizio con uno strato sottile che alzo mano a mano che l’erba si secca ed andiamo verso l’estate. Mai troppa perché se protetto il terreno argilloso mantiene molto bene l’umidità  e quindi se avesse un telo di plastica sopra inizierebbe subito a fare muffe e a marcire. Importante è farlo sempre respirare. Nel mio caso inoltre, non importa fare aiuole rialzate perché tutto l’orto è in pendenza ed è più importante che sia protetto dalla possibilità di asciugarsi troppo d’estate piuttosto che affogare d’inverno quando, comunque per il troppo freddo, non produco quasi nulla. La cosa fondamentale è non pestare mai le aiuole che altrimenti rischierebbero di compattarsi nuovamente. E speriamo che il tempo asciughi un po’ per iniziare con i piselli …..
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Dimenticavo, in un terreno argilloso sono benvenuti i lombrichi, ma sono benvenuti anche i topini che scavano gallerie ed anche le talpe che non mangiano le radici come comunemente si crede ma insetti spesso dannosi dell’orto e si, fanno montagnette e tunnel antiestetici in un prato ben curato, ma lavorano il terreno che è una meraviglia. Quando mi serve del terriccio per un vaso cerco sempre una montagnetta della talpa, ma sono sempre pochissime.